La Corte Grande di Roncoferraro è un esempio di corte aperta, funzionale alla coltivazione del riso. Il complesso si sviluppa in fregio alla grande aia, già presente alla fne del XVIII secolo.

Fino a qualche decennio fa, la corte era delimitata da un perimetro idrico formato dal canale

Burceladora che serviva (oltre che all’isolamento della struttura) anche al trasposto del riso dai campi su barche, e dalla Bochera (un’ampia rampa che scendeva al fondo del canale dalla strada comunale per servire da abbeveratoio per gli animali da tiro). La corte è stata realizzata in fasi successive. 

Il corpo padronale centrale con le due ali rustiche simmetriche, nelle quali si aprivano i volti degli originari portici (oggi tamponati), risale al tardo ‘600.

L’aspetto architettonico che maggiormente oggi caratterizza la corte si deve ai colonnati dorici delle due splendide barchesse neoclassiche; strutture queste atipiche e rare nel panorama pur ampio e variegato delle costruzioni rurali locali. Le barchesse sono parte degli ampliamenti e delle migliorie operati dopo il 1862 dalla famiglia Bertoli, allora proprietaria della corte, e che molto probabilmente riguardano pure l’”ammodernamento” del palazzo padronale. 

Il progetto si devequasi certamente all’architetto Giovanni Cherubini, negli stessi anni impegnato nella costruzione della nuova chiesa parrocchiale. 

Successivamente, nei primi anni del XIX secolo, un ulteriore, consistente ampliamento, separato dal nucleo originario, ha visto la realizzazione di nuove stalle ed abitazioni per salariati e braccianti.

Nella Corte si può visitare il museo della civiltà Contadina. La raccolta di numerosi oggetti della cultura contadina e di attrezzi per la coltivazione del riso, è nata dalla passione e dedizione dell’attuale proprietario Francesco Noci che ha esposto i materiali da sempre appartenuti alla propria famiglia, riordinandoli e spiegandone l’originario utilizzo. 

La sede espositiva è stata ricavata all’interno di un fabbricato sul retro della corte, destinato a stalla in origine per i cavalli e solo più recentemente per i bovini. La struttura che occupa una superfcie di circa quattrocento metri quadrati è una tipica architettura rurale riferibile alla fne del XIX secolo. 

Il fabbricato con sviluppo longitudinale è caratterizzato da un’ampia barchessa a sette campate scadite da grossi pilastri a base quadrata e con tamponamenti di schermatura costituiti da tipiche gelosie di mattoni.

Lungo i lati corti della costruzione, due ampi passaggi con arco a pieno sesto permettono l’accesso alla barchessa. Sopra la stalla si trova il fenile arieggiato da ulteriori gelosie in mattoni. L’interno che conserva parzialmente l’originale spazio destinato ai cavalli è in parte pavimentato in acciottolato ed è attrezzato con due greppie di cui quella in alto ancora dlegno. All’esterno della struttura si possono notare tra i vari oggetti presenti le vasche in pietra di Verona che un tempo servivano alla lavorazione del riso nella pila della corte oggi

non più esistente.

Suddivisa in tre sale tematiche, la raccolta di oggetti e attrezzi della cultura contadina propone un agevole percorso che permette di comprendere la vita e la cultura agricola del territorio della Sinistra Mincio durante la prima metà del Novecento. Una parte dell’esposizione è dedicata al lavoro nelle risaie. Si inizia con i grandi compassi da agrimensori, in legno di noce, ad apertura costante, fssata mediante asta trasversale, che venivano impiegati per la “perticazione” ossia la misurazione dei fondi

 Accanto si possono vedere le seminarici che dagli anni Trenta del Novecento sono state impiegate in risaia in sostituzione della semina manuale. Tra i materiali esposti, numerosi sono quelli un tempo impiegati dalle mondine. Ci sono gli erpici manuali per la movimentazione della terra dopo la semina del riso, le falci per la trebbiatura, in dialetto “mesore” e le piccole botti di legno utilizzate come borracce per l’acqua. Di particolare

interesse sono i carri manuali a due ruote usati per la movimentazione del riso mietuto e le macchine utilizzate per il setaccio del cereale prima dell’essicazione. Non mancano da ultimo le imbarcazioni chiamate “burchielli” utilizzate dopo la mietitura per il trasporto del riso dalla campagna alla corte e in autunno per il trasporto del letame di concimazione.